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IL MONDO SOCIAL SECONDO NIELSEN

Facebook stravince, esplode il mobile e i social network dominano sempre di più il mondo del web.  È questo quanto emerge dall’aggiornamento del Social Media Report di Nielsen, azienda americana, con sedi in oltre 100 paesi, specializzata in ricerche ed analisi di mercato. Lo studio, andando ad analizzare il mercato web americano e, marginalmente  quello di altri paesi, dimostra come i social network siano, senza ombra di dubbio, i servizi più utilizzati  dagli utenti di internet, con una sempre più crescente influenza sui comportamenti dei consumatori.

Proviamo a vedere più nel dettaglio i risultati della ricerca:

del tempo che gli utenti americani passano sul web il 22,5% è dedicato alla visita a social network e blog, molto più che ai giochi on line, alle e-mail, ai servizi di messaggistica istantanea o alle ricerche sui portali;

sono le donne tra i 18 e i 34 anni ad utilizzare maggiormente i servizi social. Gli ultratrentenni sono più attivi degli adolescenti, e prevalgono gli utenti con il livello d’istruzione più alto;

è Facebook il “re” dei social: soltanto nel maggio 2011,ì gli utenti  statunitensi ci hanno passato 53 miliardi di minuti: ad utilizzarlo sono maggiormente le donne (il 63% degli iscritti). Gli uomini invece sono più attivi su Linkedin e sui portali Wiki. Cresce Tumbrl, servizio a metà tra il blog e il social network, che triplica i suoi iscritti.

spopola invece il social networking attraverso i dispositivi mobile: il 40% degli utenti social media accede ai servizi tramite smartphone o tablet; sorprende scoprire che i maggiori utilizzatori dei servizi mobile siano gli ultacinquantenni;

i social network influenzano sempre più i consumi: il 70% degli utenti attivi è solito acquistare on line, il 12% in più rispetto ai classici utenti di internet;

dall’analisi negli altri paesi i dati vengono sostanzialmente confermati : in Italia il 31% del tempo di permanenza sul web è dedicato ai social network e ai blog.

Insomma, appare chiaro, per chi non ne fosse ancora convinto, che il mondo del web  stia diventando ogni giorno sempre più social: entrare nelle reti sociali e parteciparne ai processi diventa fondamentale per chiunque voglia stare sul mercato e intercettare i bisogni degli utenti.

TORNA A MILANO LA SOCIAL MEDIA WEEK

Manca ormai poco: dal 19 al 23 settembre, a Milano si terrà la Social Media Week.

Dopo il successo dell’edizione romana di febbraio, a cui Asernet è stata presente con un suo workshop, torna quindi in Italia, e a Milano per il secondo anno consecutivo, la kermesse mondiale, creata da Toby Daniels a New York del 2009, dedicata alla rete e alle sue infinite applicazioni.

L’evento, che si svolgerà in contemporanea in 20 città del mondo, da Beirut a Vancouver,  vuole avvicinare enti pubblici, aziende e cittadini al web, facendoli incontrare con esperti che  li aiuteranno a capire meglio come funzionano internet e i social network e quanto questi strumenti possano costituire un vero e proprio modello di business.

Nei sui cinque giorni milanesi la Social Media Week , che si svolgerà in contemporanea con l’e-festival (dedicato anch’esso al mondo del web) e lo Start up festival (occasione di incontro tra realtà sturt up ed eventuali investitori e partner),  ospiterà 130 eventi, con oltre 250 relatori italiani e stranieri; si stima che agli incontri parteciperanno circa 40.000 persone.

È possibile conoscere il programma ed iscriversi agli eventi visitando il sito ufficiale della Social Media Week.

WIKICRAZIA, LA PARTECIPAZIONE POLITICA DIVENTA 2.0

La vecchia politica non c’è più. Viene nostalgia a pensare  a quando le discussioni più accese sul governo, i consigli comunali, le scelte dei partiti si facevano al bar, dal barbiere, all’alimentari, o a quando i nostri padri o nonni, dopo il gelato della domenica pomeriggio, ci portavano alla sezione comunista, dell’Msi,  al circolo cattolico o all’associazione partigiani, dove si parlava di massimi sistemi, di pensioni, di operai, di “piove governo ladro”.

Oggi il livello della partecipazione è calato, le sezioni si sono svuotate e si ci limita a lamentarsi in silenzio, magari con il collega d’ufficio. Tuttavia negli ultimi anni si sta affermando un nuovo modo di fare politica e di partecipare alle discussioni riguardanti la cosa pubblica: la cosiddetta wikicrazia, la partecipazione democratica dei cittadini attraverso gli strumenti della rete, in particolare i social network.

Ad aprire le porte a questo nuovo modo di fare politica e rapportarsi con i cittadini è stato il Presidente Americano Barack Obama,  il primo politico, a metter su, con la campagna elettorale  che lo ha portato all’elezione nel 2008, un vero e proprio sistema di partecipazione sul web: non semplicemente marketing elettorale non convenzionale, ma una vera e propria condivisione di idee e scelte che ha coinvolto milioni di utenti della rete. Una condivisione che è continuata anche dopo l’elezione, con l’attivazione di portali dedicati al confronto sulle scelte del governo e con la presenza personale sui social network: basti pensare che oggi il presidente americano è seguito da quasi 22 milioni di persone su Facebook e da quasi 10 milioni su Twitter, con cui dialoga e che rende partecipi della sua attività quotidiana.

Molti potrebbero obiettare sul reale impatto che la partecipazione politica sul web possa avere sulla realpolitik, e su quanto influenzi realmente le scelte dei governi.  Un esempio significativo (e molto poco riportato dall’informazione tradizionale), è quello della cosidetta “rivoluzione islandese”, la prima rivoluzione politica 2.0. I cittadini del tranquillo, e un tempo ricchissimo, stato del Nord Europa si sono ribellati alla bancarotta che aveva colpito il Paese, alla crisi economica e alle politiche neoliberiste che li avevano fatti sprofondare nel baratro, prima defenestrando il governo e annullando il potere politico dei grandi gruppi bancari multinazionali, per poi avviare una grande discussione popolare su Facebook per riscrivere la Costituzione. Chiunque poteva discutere, vagliare, criticare, sostenere o proporre soluzioni rispetto al lavoro fatto dalla Commissione Costituzionale.

E l’Italia? Sempre un po’ indietro, come al solito, ma qualcosa si muove. Nonostante i “gogol” del Presidente del Consiglio e  la scarsa presenza delle istituzioni sui social network, molti politici e partiti utilizzano la rete per comunicare con i propri elettori. Casi emblematici sono quello del blog beppegrillo.it, del comico genovese Beppe Grillo, pioniere italiano della comunicazione politica sul web, da cui è nato il Movimento Cinque Stelle, e quello del Popolo Viola, nato dall’autoconvocazione su Facebook per una manifestazione e diventato in brevissimo tempo il simbolo della protesta giovanile anti-governo.

Il 2.0, quindi, rappresenta una grande opportunità per fare politica oggi convolgendo i cittadini, uno strumento di partecipazione diventato ormai necessario e imprescindibile, che sta facendo rinascere la voglia di esserci e decidere.